giovedì 26 febbraio 2009

Meglio non fare gli straordinari: provocano la demenza

Non so se sia junk science oppure se lo studio sia serio, l’ho stampato ma non l’ho ancora letto bene, però la rivista è - nel suo campo - seria, ed è indicizzata da PubMed...
Comunque, c’è questo studio, condotto su 2214 impiegati britannici, che mostrerebbe come i parametri di efficienza mentale declinano paurosamente in chi fa gli straordinariinsomma il lavoro forse nobilita, ma consuma il cervello
Una ragione di più per stare di meno in ufficio… devo ricordarmela.
http://aje.oxfordjournals.org/cgi/reprint/kwn382v1.pdf

Questo invece è l’articolo pubblicato da AGI:
Londra - Lo sostiene uno studio finlandese: lavorare per troppe ore puo' aumentare il rischio di declino mentale e portare alla demenza. La ricerca si e' basata sull'analisi di 2.214 dipendenti pubblici britannici di mezza eta' e ha scoperto che quelli che facevano gli straordinari in ufficio (lavorando piu' di 55 ore a settimana) avevano capacita' mentali ridotte rispetto a coloro che rispettavano l'orario standard. In particolare, il team finlandese, come riportato dall'American Journal of Epidemiology, ha scoperto che i funzionari che lavoravano di piu' avevano problemi con la memoria a breve termine e faticavano a ricordare le parole. La coordinatrice della ricerca, Marianna Virtanen del Finnish Institute of Occupational Health, ha commentato: "Non vanno sottovalutati gli effetti sulla salute del restare in ufficio oltre l'orario standard". Ma perche' lavorare a lungo danneggia il cervello? Gli studiosi non hanno una risposta certa, ma puntano il dito su alcuni fattori. Innanzitutto, chi resta troppo in ufficio, dorme male. Poi, e' piu' soggetto a depressione, con piu' probabilita' segue uno stile di vita poco sano e si stressa, il che danneggia il sistema cardiovascolare e, di rimando, il cervello. I dipendenti pubblici inglesi che hanno preso parte alla ricerca hanno effettuato cinque diversi test della loro funzionalita' mentale, la prima volta tra il 1997 e il 1999, la seconda tra il 2002 e il 2004. Quelli che lavoravano di piu' hanno ottenuto i punteggi piu' bassi ai test che misuravano la facolta' di ragionamento e la capacita' di richiamare alla mente le parole. Gli effetti erano cumulativi: piu' ore lavoravano, peggiori erano i risultati. I dipendenti che lavoravano di piu' con piu' probabilita' riferivano di dormire poco, di soffrire di depressione e di bere molto alcol. Il Professor Mika Kivimä, che ha lavorato allo studio, ha concluso: "Continueremo a indagare su questa relazione. E' importante capire se lavorare troppo abbia effetti duraturi sulla salute innescando problemi anche gravi come la demenza".
http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200902251100-hpg-rsa0004-art.html

lunedì 9 febbraio 2009

Ora è libera

vivrà per sempre nel ricordo dei suoi genitori, libera dal dolore e dall'umiliazione di un'esistenza così lontana dalla vita. Non resta che pregare, per lei, per i suoi genitori, per noi.

giovedì 5 febbraio 2009

Liberiamo Eluana, scriviamo al Presidente Napolitano!

Io non sono sicuro di essere a favore dell'eutanasia, ma credo nella Libertà degli individui, e siccome alcuni tribunali hanno accertato che Eluana Englaro non avrebbe voluto una fine del genere, credo che si debbarispettare la sua volontà.
Ecco perché aderisco a questa catena, e posto qui l'appello: 

Se questa vergogna di decreto sarà presentata, solo il Presidente della Repubblica potrà fermarla. 
Scriviamo a Giorgio Napolitano, manifestiamogli la nostra posizione in difesa della libertà di Eluana Englaro.

https://servizi.quirinale.it/webmail/


Signor Presidente,
Le scrivo per chiederle di non controfirmare il decreto legge che sembra essere di prossima presentazione alla Sua attenzione in materia di disposizioni sulla fine vita.
La disposizione è evidentemente priva dei requisiti di necessità e urgenza previsti dall’articolo 77 della nostra Costituzione e contrasta con la definizione di legge come “provvedimento di carattere generale” che e incontrovertibilmente patrimonio della nostra cultura costituzionale.
Non può ignorarsi infine che tale provvedimento, se approvato, avrebbe come finalità quella di vanificare pronunce irrevocabili della Magistratura nei suoi più alti gradi di giudizio.
Chiedo a Lei, Signor Presidente, di non sottoscrivere un provvedimento che è palesemente dettato da esigenze di mera contingenza, rispetto al quale la Nazione è profondamente divisa e che rappresenterebbe un gravissimo precedente rispetto al diritto fondamentale di ogni persona di decidere della propria esistenza.
La ringrazio per l’attenzione.