giovedì 29 novembre 2007

un po' di qua, un po' di là

Appuntamento nel polpaccio d'Italia questa mattina.
Stare fuori dall’ufficio mi piace, e poi si lucra qualche miglia del programma Alitalia…
Alla sera invece, cena di beneficenza, arrivo a Milano in tempo per sedermi al tavolo, eccezionale…
serata piacevole.

mercoledì 28 novembre 2007

Nuovi esami e un po’ di risate

Questa storia che il centro MTS non riceve su appuntamento è un po’ un fastidio, perché ti tocca arrivare lì presto, una cosa che mi infastidisce un bel po’, comunque inforco la bicicletta e cerco di arrivare lì in fretta.
Il dottore è sempre lo stesso, mi saluta con calore (devono avere fatto un corso di Programmazione Neuro Linguistica, sono molto bravi a trasmettere un’impressione di normalità a tutta la cosa), e inizia a cercare i risultati del mio esame di conferma, il Western Blot.
Nonostante ogni ricerca, il Western Blot non si trova, i risultati non sono ancora arrivati, né in forma cartacea, né elettronica. Ma ci sono alcuni esami collaterali i cui risultati sono arrivati, dai quali si può trarre conferma dell’avvenuta sieroconversione, sicché il medico decide di non perdere tempo, di fare subito una nuova serie di esami per la tipizzazione e un po’ di parametri ematologici di contorno…
L’infermiera è una diversa, questa – correttamente – si mette i guanti e gli occhialoni.
Al termine, già che ci siamo, il medico decide di farmi subito la dichiarazione per l’esenzione, così potrò portare le varie ricette alla cassa senza dover spendere un soldo.

Alla sera, io e il mio amore andiamo al cinema.
Esselunga, dopo molti anni di prosecuzione, ha chiuso la scorsa primavera il ciclo storico della sua raccolta punti. Io ho lucrato un ferro da stiro per il mio amore, una penna a sfera e quattro biglietti del cinema.
Così questa sera andiamo al cinema.
Ci conosciamo da anni, e solo oggi, per la prima volta, andiamo al cinema.
Il mio imperativo è quello di una cosa che mi tenga di buonumore dall’inizio alla fine della proiezione, sicché andiamo a vedere Ratatouille, scelta assolutamente azzeccata, cartone animato divertente e grafica superlativa…
Prima, pizza da Spizzico in piazza Duomo, veramente tremenda.

domenica 25 novembre 2007

Domenica è sempre domenica

Pranzo dalla mamma, e pomeriggio in casa.
Sono un mago delle ricerche sul web, e per prima cosa ho cercato di saperne di più… ma di fronte a quelle pagine, neppure la pastiglietta riusciva a fermare l’ansia, e allora mi sono detto “ci sarà tempo, molto, spero.”, ho smesso di documentarmi e sono passato ad altro.
Sul web però ho scoperto che relativamente vicino a casa c’è la sede dell’ASA, è aperta anche la domenica, ci sono degli incontri di auto aiuto, chissà…
Mi faccio forza, mi metto il giubbottone ed esco…
Arrivo davanti alla sede, guardo attraverso la vetrina (è in un negozio), e vedo qualche faccia… sinceramente, non me la sento di affrontare nessuno… non ancora, vado avanti e cerco di distrarmi entrando al “paradiso delle sorprese”, le cui piccole stupidaggini mi tirano sempre su di morale…

sabato 24 novembre 2007

il sabato del villaggio

Sveglia alle 10.30, anche troppo presto, tutto considerato.

Sei stordito come se avessi bevuto metà della produzione di Guinnes destinata al mercato italiano.

Ovviamente stai già pensando a quello.

Ogni tanto ti dici “no, è un’illusione, uno dei miei sogni ad occhi aperti, solo che questo è brutto, ora finisce, lo interrompo e passo ad altro”, e sei tentato di tornare allo scaffale dei documenti, per controllare se davvero c’è scritto quel che sai sul foglio del test…

Ti trascini un po’, fai colazione, ti lavi, oggi è sabato quindi niente rasoio, devi andare in tintoria: l’assortimento estivo dei tuoi abiti da ufficio attende da qualche settimana di esalare gli ultimi effluvi di percloro dentro alle buste in cui confinerai ogni abito fino alla prossima primavera.

Ti vesti e prendi l’auto, la tintoria è a una decina di minuti a piedi da casa, ma gli abiti sono un bel po’, e poi piove, madonna come piove, ma guarda come viene giù.

Corsa alla LIDL, sì perché solo lì si trova lo yogurt che mi piace tanto, gli altri hanno dei gusti putridi, o da bambini o di medicinale…

La giornata promette male: il punto vendita ha i bancomat guasti, essendo in periferia non ci sono banche vicine, fa niente, ci sono altri due punti vendita nelle vicinanze.

E poi il pomeriggio, di nuovo a pensare, che è la cosa peggiore.

Ammazzo il tempo sistemando il PC del mio amore, ironia della sorte ha un problema di antivirus…

Alle sei mi decido ad affrontare la realtà: devo andare a casa sua, mi farà la faraona, gliel’ho chiesta io: non so se, dopo le mie parole, cambierà qualcosa tra noi, e quella faraona, fatta con tanto amore e complicità, è una delle cose più dolci della nostra storia.

Sulla strada, sto al telefono con “la signora”, un’amica con qualche anno in più di me, che oramai conosco da una decina di anni, sicuramente un po’ matta, soprattutto perché non s’arrende al fatto che la vita può essere ingiusta talora e, come me, non riesce quasi mai a vedere il lato bello della vita, e sembra campare di rimpianti e rimbrotti. Ma è una cara donna, e mi vuole molto bene, e in questo momento persino sentire quaranta minuti dei suoi problemi mi tira un po’ su.

Ma adesso viene il peggio.

Gli porto il suo PC, facciamo quattro chiacchiere, io ho veramente molta fame, così gli chiedo se possiamo accelerare il sacrifizio della faraona.

Non ho voglia di vedere il TG, il TG mi mette ansia per definizione, così mi metto a cambiare canale subito dopo i titoli, sento i suoi mugugni, ha pure ragione, anche se cambio canale gli eventi restano quelli, ma tant’è.

La faraona era buonissima.

Ci sediamo sul divano, su Italia 1 danno Man In Black.

È l’intervallo tra il primo e il secondo tempo, spengo la TV.

“ti devo dire una cosa”

“cosa?” mi guarda con un po’ di incertezza

“sai, ho fatto il test, quello per la sifilide e per l’HIV, sono positivo, ho l’HIV”

“davvero?”

“sì, ho tanta paura”

“vieni qui”

Ci abbracciamo, mi stringe forte, scoppio in lacrime.

“non volevo che finisse così”

“sciocchino, non è finito nulla non dire così”

Com’è dolce, mi rassicura come se fossi il suo bambino, mi stringe e mi bacia.

“dài, non ti preoccupare, farai le tue cure e vedrai, su”

Continua ad abbracciarmi mentre passa il secondo tempo, poi andiamo a letto.

Era da tanto che non sentivo tanta dolcezza nei suoi abbracci, è veramente bello.

Sono le nove e mezza, ma prendiamo sonno lo stesso, io aiutato da una nuova pastiglia del mio caro antidepressivo.

venerdì 23 novembre 2007

Giorno 1

Alla faccia.

Torni a casa, ti sembra di stare in un sogno.

Mentre guidi pensi a tutte le occasione perse nella vita, a tutte le volte che hai preso troppo sul serio le cazzate più immonde, a tutte le volte che non hai assaporato il miele che l’esistenza portava con sé.

E questo ti fa arrabbiare ancora di più.

Ti senti un peccatore, si senti di avere commesso un peccato grave, trascinando la tua vita tra una cosa e l’altra senza capire dall’inizio quanto fosse di valore, e quanto fosse fragile.

Vorresti piangere, ma non riesci.

Arrivi a casa, fai qualcosa, prendi un bell’antidepressivo, che fa solo bene, te lo faceva prima quando c’erano solo le ordinarie difficoltà della vita, figurati oggi, magari solo 30 mg che sennò ti rincoglionisce un po’.

Aspetti l’arrivo della signora delle pulizie, gli dici qualcosa, vai in ufficio.

Sì, vai in ufficio, il centro MTS apre alle 7.30, quindi tu sei riuscito a fare tutto e ad essere in ufficio tranquillamente un po’ prima delle 10, in fondo lì comandi tu…

Ma non è la stessa cosa.

Certo sei di umore di merda come tutti i giorni e la differenza gli altri non la notano, ma tu sì.

Non riesci a fare nulla, la testa va per gli affari suoi, e va verso quel cavolo di foglietto con i risultati del test.

Alla fine, decidi che non ti senti bene, pigli e torni a casa.

E passi il pomeriggio a chiederti perché, e riesci pure, finalmente, a piangere un po’.

Arriva sera, devi chiamare il tuo amore.

Farai quello un po’ triste, ma tanto non ci farà caso, lo sei spesso, ti chiede “hai preso la pastiglia?, prendi la pastiglia, a me non piacciono, ma se ti fa bene…”

Dopo cena ne prendi un’altra, questa volta i 60 mg, che ti frega del rincoglionimento, tanto domani è sabato.

Scoppi in lacrime, ti dici singhiozzando “non è giusto, non ho fatto nulla di male, io mi sentivo solo, tanto solo…”, le lacrime sono meglio dell’antidepressivo, prendi e vai a dormire.

Succede.

Succede.
Una mattina scopri che la tua vita non sarà più la stessa.
Che probabilmente non invecchierai a fianco della persona che ami.
Certo, siccome sei in Italia, la tua
aspettativa di vita può essere anche di altri trent'anni, e in trent'anni succedono un sacco di cose... potresti addirittura dire che in fondo è un colpo di culo: c'è gente che muore d'infarto molto più giovane.
Ma, inevitabilmente, i tuoi progetti per il futuro cambieranno.
Non sei più "immortale", un bollino con la scadenza ti si è attaccato addosso e, anche senza data, ti ricorda quel destino di ognuno, che però gli altri possono far finta di dimenticare.E hai un problema in più, che non sai con chi condividere.


Ieri sera ho fatto la torta di mele, dovevo smaltire delle uova.
Ero stanco, scoglionato come spesso mi accade, ma tutto in realtà andava bene come non succedeva da anni…
Questa mattina ho scoperto che la mia vita non sarà più la stessa.
La paramedica del centro MTS è simpatica come un esattore del canone della TV, è la seconda volta che la incontro e già vorrei picchiarla, ma nell’economia della giornata non mi pare la cosa peggiore.
Trovo magari più seccante che la mia cartella sia lì, priva di ogni anche solo fittizia protezione, e che lei possa scoprire prima di me tutto della mia vita.
Comunque…

Aspetti pazientemente e poi, siccome il totalizzatore da pizzeria è guasto, anziché il tuo numero chiamano la tua data di nascita…
“Buon giorno”
“Buon giorno”
“Si accomodi, prego, il signor… giusto?”
“Giusto”
“Allora, ecco i risultati del test, devo dirle che quello per la sifilide è negativo e quello per l’HIV è positivo”, così, tranquillo e netto allo stesso tempo.
Incassi senza battere un ciglio, sei un professionista della comunicazione, quando incontri gli sconosciuti hai un sorriso fisso che neppure il botulino potrebbe garantire, e che non ti abbandona neppure in questo frangente.
“adesso dovremo fare un secondo testo con un altro metodi”
“sì lo so per escludere i falsi positivi”
“si esatto, anche se”
“immagino, si tratta di casi rari, il test di solito funziona”
“comunque non si deve preoccupare”
Animi il sorriso
“non è più come negli anni ottanta”
“sì, sì, lo so” ci manca solo che il dottore provi a rincuorarti
“insomma, non è ancora una malattia cronica ma abbiamo ottimi trattamenti”
“sì, certo”
Intanto ti stai già togliendo la giacca e ti tiri su la solita manica della camicia e, mentre il giovane dottore continua a spiegarti quali grandi progressi ci sono stati, che tutto è a carico del Servizio Sanitario Nazionale e che, se la presenza degli anticorpi sarà confermata, avrai anche l’esenzione dal ticket, una simpatica infermiera ti guarda fare una smorfia di dolore che inizia ancora prima della puntura.
“fa così male?”
“è più forte di me, faccio esami del sangue da quarant’anni, e ogni volta è peggio di quella precedente…”
In pochi minuti è tutto finito, ti ricomponi, saluti il medico che ti ricorda di presentarti a digiuno la prossima settimana, vai alla cassa ticket (tu non paghi un soldo, ma formalmente la cassa emette tanto di fattura che consente la distribuzione del tuo costo ai vari centri di spesa), torni al parcheggio, prendi l’auto e, sotto la pioggia milanese, torni a casa, carico di preoccupante euforia.
La vita è cambiata, l’hai capito?