venerdì 25 settembre 2009

I medici, e i problemi di etica professionale

Un dottore se ne sta seduto sulla sedia, nel suo studio, dopo aver avuto un rapporto sessuale completo con una paziente, meditando su quanto appena successo, e in coscienza continua a ripetersi:
"Mio Dio, come ho potuto fare una cosa del genere!!! Che vergogna, ho perso tutta la mia etica professionale!!! Non farò MAI PIU' una cosa del genere, davvero, pensa se si sapesse in giro..."
Mentre si sta auto flagellando per il suo gesto, di colpo sulla sua spalla destra appare un diavoletto che gli dice:
"Dai retta a me, smettila di fare il pirla... ma lo sai che c'e una quantità incredibile di dottori che hanno rapporti sessuali con i propri pazienti?!?! razza di ingenuo cosa credi, di essere l'unico?! smettila di comportarti da fariseo... amico, non hai fatto assolutamente niente di male. È la cosa più comune che ci sia!!! "

Il dottore si convince e comincia a sentirsi molto più sollevato...
Annuisce e pensa: "Hai proprio ragione, in fin dei conti non ho fatto nulla di male!!"

Appena detto ciò, sull'altra spalla appare un angioletto che si avvicina all'orecchio e gli dice: "RICORDATI CHE SEI UN VETERINARIO, NON TE LO DIMENTICARE!! VE-TE-RI-NA-RIO!".

c1cc10l0fr1tt0@nirvana.admins.ws

venerdì 11 settembre 2009

Lo spirito di Ground Zero

È l'immagine che per me più rappresenta quel giorno.
Non mostra le rovine e la morte, ma la voglia di andare avanti, di riprendere a vivere, di riaffermare, anche contro le peggiori sventure, la fede nel domani, di credere in noi e nelle nostre forze.
Mi ricorda che c’è sempre una bandiera da sollevare, anche quando sembra che siano rimaste solo le macerie, anche se è rimasta solo quella bandiera.


http://en.wikipedia.org/wiki/Raising_the_Flag_at_Ground_Zero

sabato 5 settembre 2009

La colpa di cercare la felicità

...nell’ormai lontanissimo 1978, Michel Foucault notava quasi incidentalemente in un’intervista: «Se si vedono due omosessuali, o meglio due ragazzi che se ne vanno insieme a dormire nello stesso letto, in fondo li si tollera, ma se la mattina dopo si risvegliano col sorriso sulle labbra, si tengono per mano, si abbracciano teneramente, e affermano così la loro felicità, questo non glielo si perdona. Non è la prima mossa verso il piacere ad essere insopportabile, ma il risveglio felice».

dal blog Bioetica

Le televendite del premio Nobel

L'altra sera stavo per spegnere il PC dopo avere preso la mia pastiglietta (che tanto “etta” non è) di Atripla, quando ho ceduto alla tentazione di guardare cosa era arrivato su uno dei miei account di posta.
E ho trovato un messaggio della società che commercializza Immun’age in Italia.
In passato ho comprato da loro il prodotto, sulle cui virtù non so esprimermi, ma che ha un sapore piacevole, così ogni tanto mi scrivono.
Beh, c’era una dichiarazione del Premio Nobel Luc Montagnier, rilasciata a margine di un congresso organizzato dall'Università di Roma Foro Italico: «Prima che il vaccino sia pronto, propongo un piccolo trucco per prevenire le infezioni, come l'assunzione dell'integratore a base di papaya fermentata. Funziona» assicura lo scienziato «anch'io prendo quell'integratore».

Sono rimasto di sale… una simile marchetta non me la sarei proprio potuta immaginare.
Io capisco che tu sia convinto delle proprietà antiossidanti del tuo prodotto, e va bene.
Ma quando ti metti a promuoverlo come profilassi contro un’infezione virale vuol dire che la convinzione e la buona fede c’entrano come i cavoli a merenda… che tristezza! http://www.immun-age.com/rassegna_stampa/corsera2708.pdf

venerdì 4 settembre 2009

Un articolo di Brennan e Siliciano: quanti sono i reservoir?

Negli scorsi giorni, sul forum, Leon ha proposto un articolo di Brennan et al. (Siliciano lo si cita solo perché è famoso, ma credo abbia contribuito veramente poco…) sulla determinazione dei reservoir dell’HIV.
L’articolo era veramente monumentale (11 pagine), sicché ci ho messo un bel po’ a tradurlo. grazie alla collaborazione di due colleghi di forum (Dora&Gexgex), la traduzione è stata messa in buon italiano e sono stati aggiunti un po’ di commenti utilissimi (non a me, che tanto non ci capirò nulla lo stesso).

Per farla breve: cosa dice l’articolone? Ecco un riassunto stringatissimo:

Il successo nel trattamento antiretrovirale ad alta attività (HAART) dell’HIV riduce il virus libero nel sangue a livelli non determinabili dai più sensibili test clinici. Nondimeno, l’HIV persiste come pro virus latente, all’interno dei CD4 memoria quiescenti e forse in altri tipi di cellule.

La prima affermazione degli autori è che i pro virus presenti nelle cellule CD4 circolanti attivate e quiescenti appartengono a una popolazione mista, ossia che i pro virus dei CD4 fanno parte della “stessa famiglia”. Purtroppo però, c’è una sorpresa: i dati dei test condotti sulla struttura genetica dei vari campioni suggeriscono che la viremia residua (il virus libero nel sangue) includa una o più popolazioni virali geneticamente distinte dai pro virus nelle cellule CD4 quiescenti.
Questo studio, come altri che l’hanno preceduto, ha alcuni problemi: innanzitutto i campioni di virus sono ottenuti in tempi diversi, il che non esclude che il virus stesso “ci inganni” con le sue mutazioni, inoltre questi campioni, complice l’efficacia della HAART, sono veramente ridotti, e quindi (per parlare da salumieri) danno troppo poco materiale su cui lavorare, e il rischio di errori è amplificato (un errore su cento è l’1%, un errore su uno è il 100%).
C’era solo un paziente (il “paziente 154”) per il quale la qualità e quantità di campioni era tale da consentire un’analisi “affidabile”, ossia aveva una buona quantità di virus attivo (cioè senza errori) per poterlo confrontare con il virus della viremia residua. E l’analisi ha mostrato che in questo paziente, il virus plasmatico era significativamente differente dal pro virus derivato dai CD4 sia attivati sia quiescenti.
Lo studio di questo paziente cioè indicherebbe che ci sono due popolazioni distinte di virus. Che la maggior parte del virus plasmatico possa essere derivato da alcune fonti cellulari ancora non identificate ha diverse importanti implicazioni cliniche rispetto alla gestione della HAART, al fallimento terapeutico, alla moltiplicazione della viremia associata all’interruzione del trattamento ed alle strategie tese all’eradicazione.
Numerosi laboratori stanno attivamente seguendo diverse strategie di eradicazione, la maggior parte delle quali comprende alcune attività di bersaglio e ripulitura dei reservoir latenti nei CD4 memoria quiescenti. Se la maggior parte della viremia residua nei pazienti trattati con la HAART provenisse da altri reservoir o compartimenti, come qui suggerito, allora, per essere efficaci, le strategie di eradicazione dovrebbero includere vie per bersagliare e ripulire anche questi altri reservoir.

La traduzione dell’articolo integrale è su Google Documenti: da cui si può anche scaricare il PDF.
Invece sul forum ci sono i commenti.

giovedì 3 settembre 2009

Linee guida provvisorie del CDC per adulti e adolescenti contagiati da HIV: considerazioni per i clinici sulla “nuova influenza A” (H1N1)

Premesse
Le infezioni da virus della “nuova influenza A” (H1N1) trasmissibili tra umani, sono state identificate originariamente nell’aprile del 2009 con casi negli Stati Uniti e in Messico.
L’epidemiologia e le presentazioni cliniche di queste infezioni sono attualmente in fase di indagine.
I dati attuali sono insufficienti per determinare chi sia a maggior rischio di complicazioni da infezione per “nuova influenza”. In ogni modo, gli adulti e adolescenti contagiati da HIV, in special modo le persone con una ridotta conta dei CD4, sono noti come soggetti a maggior rischio di infezioni respiratorie del tratto inferiore d’origine virale e batterica, e per polmoniti recidivanti.
L’evidenza che l’influenza possa essere più grave nei soggetti contagiati da HIV viene da studi condotti tra pazienti infetti da HIV contagiati dall’influenza stagionale, anche se questi dati sono limitati. Nondimeno, diversi studi hanno riportato maggiori indici di ospedalizzazione, prolungata malattia e aumentata mortalità, specialmente tra le persone in AIDS conclamata. Perciò, le persone immunocompromesse, includendo I soggetti contagiati da HIV e specialmente quelli con ridotto numero di CD4 o AIDS conclamata potrebbero registrar complicazioni più gravi dell’influenza stagionale, ed è possibile che queste persone siano anche a maggior rischio per le complicazioni della “nuova influenza A”.

Presentazione clinica
In soggetti contagiati da HIV che contraessero la "nuova influenza A" (H1N1) l’infezione potrebbe presentarsi con una tipica malattia respiratoria acuta (es. tosse, bruciori di gola, raffreddore) e febbre o febbricola, mal di testa, dolori muscolari.
In alcune persone con HIV, specialmente quelle con ridotta conta dei CD4, la malattia potrebbe progredire rapidamente, e potrebbe essere complicata da infezioni batteriche secondarie, inclusa la polmonite.
Le persone con HIV che si sospettano contagiate dal virus della “nuova influenza A” dovrebbero essere controllate, e i campioni dalle persone con HIV che hanno influenza non “sotto tipabile” (?) dovrebbero essere inviate ai laboratori pubblici per l’identificazione della nuova influenza.
Le persone con HIV dovrebbero rimanere attente ai segni e sintomi dell’influenza, come identificati sopra. Le persone con HIV che fossero preoccupate di possibili segni o sintomi dell’influenza, o di poter essere state esposte a un caso confermato, probabile o sospetto di influenza, sia stagionale, sia “nuova influenza A”, dovrebbero consultare il loro medico per valutare la necessità di una valutazione e di un possibile trattamento o profilassi antiinfluenzale.

Trattamento e chemioprofilassi
Il virus attualmente circolante della “nuova influenza A” è sensibile ai farmaci antivirali inibitori della neuraminidasi zanamivir and oseltamivir, ma è resistente al farmaco antivirale, all’amantadina e alla rimantadina.
I soggetti con HIV che corrispondono alle attuali definizioni per il contagio confermato, probabile o sospetto da “nuova influenza A” dovrebbero ricevere un trattamento antivirale su base empirica. I soggetti con HIV prossimi a persone con contagio probabile o confermato dalla “nuova influenza A” dovrebbero ricevere una chemioprofilassi.
La profilassi antivirale con oseltamivir o zanamivir può essere considerata nelle persone con HIV che hanno relazione domestica con sospetti casi di “nuova influenza A”.
Queste raccomandazioni per il trattamento e la chemioprofilassi sono le stesse previste per chi è ad alto rischio di complicanze dell’influenza.
Come raccomandato per le altre persone trattate, il trattamento con zanamivir od oseltamivir dovrebbe essere iniziato non appena possibile alla comparsa dei sintomi influenzali, con benefici maggiori se iniziato entro 48 ore dalla comparsa dei sintomi, come risulta dagli studi sull’influenza stagionale. In ogni modo, alcuni dati dagli studi sull’influenza stagionale indicano che il beneficio per i pazienti ospedalizzati c’è anche se il trattamento è iniziato dopo le 48 ore dalla comparsa dei sintomi.
La durata raccomandata del trattamento è di cinque giorni.
Il trattamento con zanamivir od oseltamivir e i regimi di chemioprofilassi raccomandati per le persone infette da HIV sono gli stessi per gli adulti affetti da influenza stagionale. I medici dovrebbero controllare strettamente i pazienti trattati e considerare l’eventuale necessità di estendere la terapia sulla base del decorso della malattia.
Le raccomandazioni sull’uso degli antivirali per l’influenza nei soggetti con HIV potrebbero cambiare man mano che saranno disponibili più dati sul rapporto rischio/beneficio della terapia antivirale in queste persone.
Non sono stati riportati effetti collaterali avversi nei soggetti con HIV trattati con zanamivir od oseltamivir. Non ci sono controindicazioni assolute conosciute per la co-somministrazione di zanamivir od oseltamivir in costanza di trattamento antiretrovirale ad alta attività (HAART).

Altri mezzi per ridurre il rischio nei soggetti con HIV
Non c’è ancora un vaccine preventivo per la “nuova influenza A” (questo è un documento del 5 giugno 2009). Il rischio di contagio può essere ridotto adottando alcuni accorgimenti per limitare la possibile esposizione a soggetti portatori di infezioni respiratorie.
Queste azioni includono:
  1. il lavaggio frequente delle mani
  2. il coprirsi quando si tossisce (con un fazzoletto “usa e getta”)
  3. la convalescenza a casa per le persone malate, salvo che per recarsi dal medico e provvedere alle altre indefettibili necessità
  4. la riduzione al minimo dei contatti con chi potrebbe essere infetto da “nuova influenza a” e abita con noi.
Ulteriori misure che porrebbero limitare la trasmissione dei germi della “nuova influenza” possono includere la riduzione dei contatti sociali non necessari, evitare la frequentazione di luoghi affollati in comunità in cui la “nuova influenza” è in circolazione.
Se usate correttamente, le mascherine facciali e i respiratori possono aiutare a ridurre il rischio di contrarre l’influenza, ma dovrebbero essere utilizzati assieme alle altre misure di prevenzione, come l’evitare gli stretti contatti interpersonali e il mantenere una buona igiene delle mani.
Ai pazienti dovrebbe essere ricordata l’importanza di mantenersi in salute, come mezzo per ridurre il rischio di infezione con la “nuova influenza”, e in modo da migliorare la possibilità per il loro sistema immunitario di combattere l’infezione qualora dovesse presentarsi. In particolare, ai pazienti attualmente in trattamento con antiretrovirali o antimicrobici contro le infezioni opportunistiche dovrebbe essere ricordata l’importanza di una completa aderenza alla terapia.

http://www.cdc.gov/h1n1flu/guidance_hiv.htm c1cc10l0fr1tt0@nirvana.admins.ws

mercoledì 2 settembre 2009

In difesa di ANLAIDS, LILA e tutti gli altri…

Nelle scorse settimane “il Giornale” ha pubblicato una serie di articoli sul fund raising nel no profit che ha avuto una certa eco, e che anche sul forum ha suscitato dibattito. Sinceramente, questa serie di articoli de "il Giornale" sul no profit, non m’è piaciuta.
In primo luogo perché fa il paio con i servizi sul costo degli ombrelloni: quando non sai come rattizzare lo sdegno civico dei tuoi lettori tiri fuori questi argomenti, triti e ritriti, ché tanto – purtroppo – c’è sempre qualcosa di “nuovo” da raccontare.
In secondo luogo perché il contenuto di questo articolo, anche in relazione al fatto che è inserito in una serie di articoli in cui si parla anche di autentiche malversazioni, è quantomeno misleading, teso a generare un convincimento complessivo fuorviato.

Mettiamo da parte i casi da codice penale, che pure il Giornale ha indicato, e parliamo del problema concreto: la “scarsa efficacia” del fund raising e la scarsa trasparenza. In particolare delle nostre associazioni di riferimento.

Io non voglio stare a parlare di principi, ma fare degli esempi, che spero possano aiutare tutti.
Qualche mese fa, in occasione del terremoto in Abruzzo, alcuni suul nostro forum hanno partecipato a una iniziativa di raccolta fondi per agire concretamente in quel caso.
È stato facile: tutto si muoveva in un piccolo ambito di poche decine di persone che si conoscevano e si stimavano, e la comunicazione non aveva alcun ostacolo, poiché tutte queste persone, spesso più volte al giorno si collegavano al forum.
Il risultato è stato, dal punto di vista dell’efficienza della raccolta grandioso: il 100% dei fondi raccolti è stato destinato all’obbiettivo. Di questo eccellente risultato però il merito non va ascritto solo alla sia pure grande disponibilità di Scricciolo, ma al fatto che è bastato pubblicare un annuncio sul forum, a costo zero. Che tutto è stato fatto con una “PostePay”, scaricando i costi di gestione su chi versava, che infine l’erogazione del raccolto non richiedeva particolari procedure consistendo nella consegna della suddetta carta ricaricabile e basta.

Invece, se il parroco del comune di Monteciuccioli vuole restaurare il campanile, e per raccogliere i fondi intende organizzare una grande festa parrocchiale, già avrà qualche problema in più: dovrà stampare i manifesti, che magari pagherà sottocosto, ma qualcosa pagherà; dovrà procurarsi tavolini e luminarie, e forse otterrà un grosso sconto, o forse no, dovrà pagare la SIAE per l’orchestrina, e così via… se anche le pie mamme regalassero torte e manicaretti, il guadagno non corrisponderebbe mai al 100% del raccolto.

Se, anziché un forum o un parroco sei un’associazione nazionale, le cose si complicano.
  • Devi fare pubblicità (un po’ te la regalano, ma un po’ la devi pagare, perché la richiesta è tanta e gli spazi sono quelli che sono),
  • fare campagne di direct marketing (un’agenzia che ti regala il concept la trovi sempre, ma le poste vanno pagate, e la stampa di milioni di lettere sempre più colorate costa),
  • trovare le persone che andranno ai banchetti (è finito il tempo dei militanti che prendevano le ferie per andare a montare gli stand al festival dell’Unità, ora persino i banchetti dei referendum sono organizzati con il personale delle agenzie interinali),
  • devi infine “dare qualche cosa in cambio” .
Sì, perché le richieste di donazioni sono tante e i donatori sono sempre quelli.
E allora li devi sedurre e magari fidelizzare.
Così le mamme comprano le “arance contro il cancro”, i figli regalano loro l’azalea della ricerca, a dicembre in famiglia arriva la stella di Natale… e così via, fino al bonsai dell’ANLAIDS.
È ovvio che se sei l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e/o riesci a convincere i tuoi donatori che la causa vale anche se il “regalo” è infimo, allora avrai un margine più elevato, ma la stessa AIRC – se non sbaglio – spende il 40% delle proprie entrate per ottenere il restante 60%. Se rappresenti una causa sfigata – e l’HIV lo è – devi fare regali più importanti. A ciò aggiungi il fatto che hai meno banchetti, e raccogli di meno.
Ed ecco che i tuoi bonsai si mangiano l’87% delle entrate.

L’ho già scritto altrove: “le chiacchiere stanno a zero”, queste sono le spietate leggi del marketing, che si applicano anche al no profit.
Ci sono degli errori? Sicuramente.

Teniamo però presente che alcune associazioni possono contare su colossi della comunicazione e su strutture di supporto di tutto rispetto, e hanno un top management di solito con tre cognomi, con quel che vuol dire in termini di contatti e di opportunità, altre no. Facciamo un esempio? Il consiglio direttivo dell’AIRC conta: il signor Caprotti (Esselunga), il signor Coin, la signora De Cecco, il signor Falck, il signor Du Chène De Vère (un colosso delle affissioni), l’ex segretario generale della Presidenza della Repubblica Gaetano Gifuni, Roberto Tronchetti Provera (Pirelli), Corrado Passera (consigliere delegato e CEO del Gruppo Intesa Sanpaolo)… quanta gente di questa stazza siede in ANLAIDS? Purtroppo nessuno.

E allora? le associazioni meno potenti e con una peggiore copertura del territorio hanno costi più elevati, devono accettare costi più elevati, un po’ come succede quando io vado a chiedere un mutuo e mi fanno prezzi da strozzino, mentre se ci va Pier Silvio Berlusconi gli fanno un tasso più basso dell’EURIBOR

E la trasparenza?
Beh, anche qui c’è molto da dire.
Gestire un’organizzazione è un costo e una responsabilità.
Un costo perché per ogni sede in più di cui ti occupi hai bisogno di segretarie, contabili, strumenti e personale di supporto. Una responsabilità perché una volta che metti il naso in un ufficio locale ci vuole poco a dire che in realtà quell’ufficio è diretto dalla sede nazionale, e a scaricare su di questa tutti i costi cui la sede locale non riesce a far fronte.
E allora, le associazioni, quasi tutte, scelgono la strada “federativa”: massima indipendenza amministrativa al livello locale su cui il controllo è al massimo di tipo “politico”. In questo modo, se ci sono dei guai, sono del direttivo locale.
Se si inquadra così la cosa è più chiara, vero?
Il motivo per cui gli associati sono locali e bilanci nazionali è tutto qui: evitare l’illimitata responsabilità organizzativa e finanziaria per una rete che non si potrebbe controllare

Il rapporto con i soldi è sempre una cosa complessa, e su questo rapporto si esercitano un sacco di pregiudizi e luoghi comuni, che spesso ci impediscono di vedere i problemi veri.
Ma la realtà è di solito molto semplice, “i bisogni sono illimitati e le risorse sono per definizione scarse”, dice una legge che si trova tra la pagina uno e la pagina tre di qualunque manuale di economia o economia politica.
Le associazioni devono confrontarsi con questa legge, esattamente come facciamo tutti noi.
Forse non tutte lo fanno nel modo migliore, ma quanti di noi avrebbero dato anche solo un centesimo proprio alla lotta contro l’HIV se non fossero toccati personalmente?