venerdì 25 settembre 2009

I medici, e i problemi di etica professionale

Un dottore se ne sta seduto sulla sedia, nel suo studio, dopo aver avuto un rapporto sessuale completo con una paziente, meditando su quanto appena successo, e in coscienza continua a ripetersi:
"Mio Dio, come ho potuto fare una cosa del genere!!! Che vergogna, ho perso tutta la mia etica professionale!!! Non farò MAI PIU' una cosa del genere, davvero, pensa se si sapesse in giro..."
Mentre si sta auto flagellando per il suo gesto, di colpo sulla sua spalla destra appare un diavoletto che gli dice:
"Dai retta a me, smettila di fare il pirla... ma lo sai che c'e una quantità incredibile di dottori che hanno rapporti sessuali con i propri pazienti?!?! razza di ingenuo cosa credi, di essere l'unico?! smettila di comportarti da fariseo... amico, non hai fatto assolutamente niente di male. È la cosa più comune che ci sia!!! "

Il dottore si convince e comincia a sentirsi molto più sollevato...
Annuisce e pensa: "Hai proprio ragione, in fin dei conti non ho fatto nulla di male!!"

Appena detto ciò, sull'altra spalla appare un angioletto che si avvicina all'orecchio e gli dice: "RICORDATI CHE SEI UN VETERINARIO, NON TE LO DIMENTICARE!! VE-TE-RI-NA-RIO!".

c1cc10l0fr1tt0@nirvana.admins.ws

venerdì 11 settembre 2009

Lo spirito di Ground Zero

È l'immagine che per me più rappresenta quel giorno.
Non mostra le rovine e la morte, ma la voglia di andare avanti, di riprendere a vivere, di riaffermare, anche contro le peggiori sventure, la fede nel domani, di credere in noi e nelle nostre forze.
Mi ricorda che c’è sempre una bandiera da sollevare, anche quando sembra che siano rimaste solo le macerie, anche se è rimasta solo quella bandiera.


http://en.wikipedia.org/wiki/Raising_the_Flag_at_Ground_Zero

sabato 5 settembre 2009

La colpa di cercare la felicità

...nell’ormai lontanissimo 1978, Michel Foucault notava quasi incidentalemente in un’intervista: «Se si vedono due omosessuali, o meglio due ragazzi che se ne vanno insieme a dormire nello stesso letto, in fondo li si tollera, ma se la mattina dopo si risvegliano col sorriso sulle labbra, si tengono per mano, si abbracciano teneramente, e affermano così la loro felicità, questo non glielo si perdona. Non è la prima mossa verso il piacere ad essere insopportabile, ma il risveglio felice».

dal blog Bioetica

Le televendite del premio Nobel

L'altra sera stavo per spegnere il PC dopo avere preso la mia pastiglietta (che tanto “etta” non è) di Atripla, quando ho ceduto alla tentazione di guardare cosa era arrivato su uno dei miei account di posta.
E ho trovato un messaggio della società che commercializza Immun’age in Italia.
In passato ho comprato da loro il prodotto, sulle cui virtù non so esprimermi, ma che ha un sapore piacevole, così ogni tanto mi scrivono.
Beh, c’era una dichiarazione del Premio Nobel Luc Montagnier, rilasciata a margine di un congresso organizzato dall'Università di Roma Foro Italico: «Prima che il vaccino sia pronto, propongo un piccolo trucco per prevenire le infezioni, come l'assunzione dell'integratore a base di papaya fermentata. Funziona» assicura lo scienziato «anch'io prendo quell'integratore».

Sono rimasto di sale… una simile marchetta non me la sarei proprio potuta immaginare.
Io capisco che tu sia convinto delle proprietà antiossidanti del tuo prodotto, e va bene.
Ma quando ti metti a promuoverlo come profilassi contro un’infezione virale vuol dire che la convinzione e la buona fede c’entrano come i cavoli a merenda… che tristezza! http://www.immun-age.com/rassegna_stampa/corsera2708.pdf

venerdì 4 settembre 2009

Un articolo di Brennan e Siliciano: quanti sono i reservoir?

Negli scorsi giorni, sul forum, Leon ha proposto un articolo di Brennan et al. (Siliciano lo si cita solo perché è famoso, ma credo abbia contribuito veramente poco…) sulla determinazione dei reservoir dell’HIV.
L’articolo era veramente monumentale (11 pagine), sicché ci ho messo un bel po’ a tradurlo. grazie alla collaborazione di due colleghi di forum (Dora&Gexgex), la traduzione è stata messa in buon italiano e sono stati aggiunti un po’ di commenti utilissimi (non a me, che tanto non ci capirò nulla lo stesso).

Per farla breve: cosa dice l’articolone? Ecco un riassunto stringatissimo:

Il successo nel trattamento antiretrovirale ad alta attività (HAART) dell’HIV riduce il virus libero nel sangue a livelli non determinabili dai più sensibili test clinici. Nondimeno, l’HIV persiste come pro virus latente, all’interno dei CD4 memoria quiescenti e forse in altri tipi di cellule.

La prima affermazione degli autori è che i pro virus presenti nelle cellule CD4 circolanti attivate e quiescenti appartengono a una popolazione mista, ossia che i pro virus dei CD4 fanno parte della “stessa famiglia”. Purtroppo però, c’è una sorpresa: i dati dei test condotti sulla struttura genetica dei vari campioni suggeriscono che la viremia residua (il virus libero nel sangue) includa una o più popolazioni virali geneticamente distinte dai pro virus nelle cellule CD4 quiescenti.
Questo studio, come altri che l’hanno preceduto, ha alcuni problemi: innanzitutto i campioni di virus sono ottenuti in tempi diversi, il che non esclude che il virus stesso “ci inganni” con le sue mutazioni, inoltre questi campioni, complice l’efficacia della HAART, sono veramente ridotti, e quindi (per parlare da salumieri) danno troppo poco materiale su cui lavorare, e il rischio di errori è amplificato (un errore su cento è l’1%, un errore su uno è il 100%).
C’era solo un paziente (il “paziente 154”) per il quale la qualità e quantità di campioni era tale da consentire un’analisi “affidabile”, ossia aveva una buona quantità di virus attivo (cioè senza errori) per poterlo confrontare con il virus della viremia residua. E l’analisi ha mostrato che in questo paziente, il virus plasmatico era significativamente differente dal pro virus derivato dai CD4 sia attivati sia quiescenti.
Lo studio di questo paziente cioè indicherebbe che ci sono due popolazioni distinte di virus. Che la maggior parte del virus plasmatico possa essere derivato da alcune fonti cellulari ancora non identificate ha diverse importanti implicazioni cliniche rispetto alla gestione della HAART, al fallimento terapeutico, alla moltiplicazione della viremia associata all’interruzione del trattamento ed alle strategie tese all’eradicazione.
Numerosi laboratori stanno attivamente seguendo diverse strategie di eradicazione, la maggior parte delle quali comprende alcune attività di bersaglio e ripulitura dei reservoir latenti nei CD4 memoria quiescenti. Se la maggior parte della viremia residua nei pazienti trattati con la HAART provenisse da altri reservoir o compartimenti, come qui suggerito, allora, per essere efficaci, le strategie di eradicazione dovrebbero includere vie per bersagliare e ripulire anche questi altri reservoir.

La traduzione dell’articolo integrale è su Google Documenti: da cui si può anche scaricare il PDF.
Invece sul forum ci sono i commenti.

giovedì 3 settembre 2009

Linee guida provvisorie del CDC per adulti e adolescenti contagiati da HIV: considerazioni per i clinici sulla “nuova influenza A” (H1N1)

Premesse
Le infezioni da virus della “nuova influenza A” (H1N1) trasmissibili tra umani, sono state identificate originariamente nell’aprile del 2009 con casi negli Stati Uniti e in Messico.
L’epidemiologia e le presentazioni cliniche di queste infezioni sono attualmente in fase di indagine.
I dati attuali sono insufficienti per determinare chi sia a maggior rischio di complicazioni da infezione per “nuova influenza”. In ogni modo, gli adulti e adolescenti contagiati da HIV, in special modo le persone con una ridotta conta dei CD4, sono noti come soggetti a maggior rischio di infezioni respiratorie del tratto inferiore d’origine virale e batterica, e per polmoniti recidivanti.
L’evidenza che l’influenza possa essere più grave nei soggetti contagiati da HIV viene da studi condotti tra pazienti infetti da HIV contagiati dall’influenza stagionale, anche se questi dati sono limitati. Nondimeno, diversi studi hanno riportato maggiori indici di ospedalizzazione, prolungata malattia e aumentata mortalità, specialmente tra le persone in AIDS conclamata. Perciò, le persone immunocompromesse, includendo I soggetti contagiati da HIV e specialmente quelli con ridotto numero di CD4 o AIDS conclamata potrebbero registrar complicazioni più gravi dell’influenza stagionale, ed è possibile che queste persone siano anche a maggior rischio per le complicazioni della “nuova influenza A”.

Presentazione clinica
In soggetti contagiati da HIV che contraessero la "nuova influenza A" (H1N1) l’infezione potrebbe presentarsi con una tipica malattia respiratoria acuta (es. tosse, bruciori di gola, raffreddore) e febbre o febbricola, mal di testa, dolori muscolari.
In alcune persone con HIV, specialmente quelle con ridotta conta dei CD4, la malattia potrebbe progredire rapidamente, e potrebbe essere complicata da infezioni batteriche secondarie, inclusa la polmonite.
Le persone con HIV che si sospettano contagiate dal virus della “nuova influenza A” dovrebbero essere controllate, e i campioni dalle persone con HIV che hanno influenza non “sotto tipabile” (?) dovrebbero essere inviate ai laboratori pubblici per l’identificazione della nuova influenza.
Le persone con HIV dovrebbero rimanere attente ai segni e sintomi dell’influenza, come identificati sopra. Le persone con HIV che fossero preoccupate di possibili segni o sintomi dell’influenza, o di poter essere state esposte a un caso confermato, probabile o sospetto di influenza, sia stagionale, sia “nuova influenza A”, dovrebbero consultare il loro medico per valutare la necessità di una valutazione e di un possibile trattamento o profilassi antiinfluenzale.

Trattamento e chemioprofilassi
Il virus attualmente circolante della “nuova influenza A” è sensibile ai farmaci antivirali inibitori della neuraminidasi zanamivir and oseltamivir, ma è resistente al farmaco antivirale, all’amantadina e alla rimantadina.
I soggetti con HIV che corrispondono alle attuali definizioni per il contagio confermato, probabile o sospetto da “nuova influenza A” dovrebbero ricevere un trattamento antivirale su base empirica. I soggetti con HIV prossimi a persone con contagio probabile o confermato dalla “nuova influenza A” dovrebbero ricevere una chemioprofilassi.
La profilassi antivirale con oseltamivir o zanamivir può essere considerata nelle persone con HIV che hanno relazione domestica con sospetti casi di “nuova influenza A”.
Queste raccomandazioni per il trattamento e la chemioprofilassi sono le stesse previste per chi è ad alto rischio di complicanze dell’influenza.
Come raccomandato per le altre persone trattate, il trattamento con zanamivir od oseltamivir dovrebbe essere iniziato non appena possibile alla comparsa dei sintomi influenzali, con benefici maggiori se iniziato entro 48 ore dalla comparsa dei sintomi, come risulta dagli studi sull’influenza stagionale. In ogni modo, alcuni dati dagli studi sull’influenza stagionale indicano che il beneficio per i pazienti ospedalizzati c’è anche se il trattamento è iniziato dopo le 48 ore dalla comparsa dei sintomi.
La durata raccomandata del trattamento è di cinque giorni.
Il trattamento con zanamivir od oseltamivir e i regimi di chemioprofilassi raccomandati per le persone infette da HIV sono gli stessi per gli adulti affetti da influenza stagionale. I medici dovrebbero controllare strettamente i pazienti trattati e considerare l’eventuale necessità di estendere la terapia sulla base del decorso della malattia.
Le raccomandazioni sull’uso degli antivirali per l’influenza nei soggetti con HIV potrebbero cambiare man mano che saranno disponibili più dati sul rapporto rischio/beneficio della terapia antivirale in queste persone.
Non sono stati riportati effetti collaterali avversi nei soggetti con HIV trattati con zanamivir od oseltamivir. Non ci sono controindicazioni assolute conosciute per la co-somministrazione di zanamivir od oseltamivir in costanza di trattamento antiretrovirale ad alta attività (HAART).

Altri mezzi per ridurre il rischio nei soggetti con HIV
Non c’è ancora un vaccine preventivo per la “nuova influenza A” (questo è un documento del 5 giugno 2009). Il rischio di contagio può essere ridotto adottando alcuni accorgimenti per limitare la possibile esposizione a soggetti portatori di infezioni respiratorie.
Queste azioni includono:
  1. il lavaggio frequente delle mani
  2. il coprirsi quando si tossisce (con un fazzoletto “usa e getta”)
  3. la convalescenza a casa per le persone malate, salvo che per recarsi dal medico e provvedere alle altre indefettibili necessità
  4. la riduzione al minimo dei contatti con chi potrebbe essere infetto da “nuova influenza a” e abita con noi.
Ulteriori misure che porrebbero limitare la trasmissione dei germi della “nuova influenza” possono includere la riduzione dei contatti sociali non necessari, evitare la frequentazione di luoghi affollati in comunità in cui la “nuova influenza” è in circolazione.
Se usate correttamente, le mascherine facciali e i respiratori possono aiutare a ridurre il rischio di contrarre l’influenza, ma dovrebbero essere utilizzati assieme alle altre misure di prevenzione, come l’evitare gli stretti contatti interpersonali e il mantenere una buona igiene delle mani.
Ai pazienti dovrebbe essere ricordata l’importanza di mantenersi in salute, come mezzo per ridurre il rischio di infezione con la “nuova influenza”, e in modo da migliorare la possibilità per il loro sistema immunitario di combattere l’infezione qualora dovesse presentarsi. In particolare, ai pazienti attualmente in trattamento con antiretrovirali o antimicrobici contro le infezioni opportunistiche dovrebbe essere ricordata l’importanza di una completa aderenza alla terapia.

http://www.cdc.gov/h1n1flu/guidance_hiv.htm c1cc10l0fr1tt0@nirvana.admins.ws

mercoledì 2 settembre 2009

In difesa di ANLAIDS, LILA e tutti gli altri…

Nelle scorse settimane “il Giornale” ha pubblicato una serie di articoli sul fund raising nel no profit che ha avuto una certa eco, e che anche sul forum ha suscitato dibattito. Sinceramente, questa serie di articoli de "il Giornale" sul no profit, non m’è piaciuta.
In primo luogo perché fa il paio con i servizi sul costo degli ombrelloni: quando non sai come rattizzare lo sdegno civico dei tuoi lettori tiri fuori questi argomenti, triti e ritriti, ché tanto – purtroppo – c’è sempre qualcosa di “nuovo” da raccontare.
In secondo luogo perché il contenuto di questo articolo, anche in relazione al fatto che è inserito in una serie di articoli in cui si parla anche di autentiche malversazioni, è quantomeno misleading, teso a generare un convincimento complessivo fuorviato.

Mettiamo da parte i casi da codice penale, che pure il Giornale ha indicato, e parliamo del problema concreto: la “scarsa efficacia” del fund raising e la scarsa trasparenza. In particolare delle nostre associazioni di riferimento.

Io non voglio stare a parlare di principi, ma fare degli esempi, che spero possano aiutare tutti.
Qualche mese fa, in occasione del terremoto in Abruzzo, alcuni suul nostro forum hanno partecipato a una iniziativa di raccolta fondi per agire concretamente in quel caso.
È stato facile: tutto si muoveva in un piccolo ambito di poche decine di persone che si conoscevano e si stimavano, e la comunicazione non aveva alcun ostacolo, poiché tutte queste persone, spesso più volte al giorno si collegavano al forum.
Il risultato è stato, dal punto di vista dell’efficienza della raccolta grandioso: il 100% dei fondi raccolti è stato destinato all’obbiettivo. Di questo eccellente risultato però il merito non va ascritto solo alla sia pure grande disponibilità di Scricciolo, ma al fatto che è bastato pubblicare un annuncio sul forum, a costo zero. Che tutto è stato fatto con una “PostePay”, scaricando i costi di gestione su chi versava, che infine l’erogazione del raccolto non richiedeva particolari procedure consistendo nella consegna della suddetta carta ricaricabile e basta.

Invece, se il parroco del comune di Monteciuccioli vuole restaurare il campanile, e per raccogliere i fondi intende organizzare una grande festa parrocchiale, già avrà qualche problema in più: dovrà stampare i manifesti, che magari pagherà sottocosto, ma qualcosa pagherà; dovrà procurarsi tavolini e luminarie, e forse otterrà un grosso sconto, o forse no, dovrà pagare la SIAE per l’orchestrina, e così via… se anche le pie mamme regalassero torte e manicaretti, il guadagno non corrisponderebbe mai al 100% del raccolto.

Se, anziché un forum o un parroco sei un’associazione nazionale, le cose si complicano.
  • Devi fare pubblicità (un po’ te la regalano, ma un po’ la devi pagare, perché la richiesta è tanta e gli spazi sono quelli che sono),
  • fare campagne di direct marketing (un’agenzia che ti regala il concept la trovi sempre, ma le poste vanno pagate, e la stampa di milioni di lettere sempre più colorate costa),
  • trovare le persone che andranno ai banchetti (è finito il tempo dei militanti che prendevano le ferie per andare a montare gli stand al festival dell’Unità, ora persino i banchetti dei referendum sono organizzati con il personale delle agenzie interinali),
  • devi infine “dare qualche cosa in cambio” .
Sì, perché le richieste di donazioni sono tante e i donatori sono sempre quelli.
E allora li devi sedurre e magari fidelizzare.
Così le mamme comprano le “arance contro il cancro”, i figli regalano loro l’azalea della ricerca, a dicembre in famiglia arriva la stella di Natale… e così via, fino al bonsai dell’ANLAIDS.
È ovvio che se sei l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro e/o riesci a convincere i tuoi donatori che la causa vale anche se il “regalo” è infimo, allora avrai un margine più elevato, ma la stessa AIRC – se non sbaglio – spende il 40% delle proprie entrate per ottenere il restante 60%. Se rappresenti una causa sfigata – e l’HIV lo è – devi fare regali più importanti. A ciò aggiungi il fatto che hai meno banchetti, e raccogli di meno.
Ed ecco che i tuoi bonsai si mangiano l’87% delle entrate.

L’ho già scritto altrove: “le chiacchiere stanno a zero”, queste sono le spietate leggi del marketing, che si applicano anche al no profit.
Ci sono degli errori? Sicuramente.

Teniamo però presente che alcune associazioni possono contare su colossi della comunicazione e su strutture di supporto di tutto rispetto, e hanno un top management di solito con tre cognomi, con quel che vuol dire in termini di contatti e di opportunità, altre no. Facciamo un esempio? Il consiglio direttivo dell’AIRC conta: il signor Caprotti (Esselunga), il signor Coin, la signora De Cecco, il signor Falck, il signor Du Chène De Vère (un colosso delle affissioni), l’ex segretario generale della Presidenza della Repubblica Gaetano Gifuni, Roberto Tronchetti Provera (Pirelli), Corrado Passera (consigliere delegato e CEO del Gruppo Intesa Sanpaolo)… quanta gente di questa stazza siede in ANLAIDS? Purtroppo nessuno.

E allora? le associazioni meno potenti e con una peggiore copertura del territorio hanno costi più elevati, devono accettare costi più elevati, un po’ come succede quando io vado a chiedere un mutuo e mi fanno prezzi da strozzino, mentre se ci va Pier Silvio Berlusconi gli fanno un tasso più basso dell’EURIBOR

E la trasparenza?
Beh, anche qui c’è molto da dire.
Gestire un’organizzazione è un costo e una responsabilità.
Un costo perché per ogni sede in più di cui ti occupi hai bisogno di segretarie, contabili, strumenti e personale di supporto. Una responsabilità perché una volta che metti il naso in un ufficio locale ci vuole poco a dire che in realtà quell’ufficio è diretto dalla sede nazionale, e a scaricare su di questa tutti i costi cui la sede locale non riesce a far fronte.
E allora, le associazioni, quasi tutte, scelgono la strada “federativa”: massima indipendenza amministrativa al livello locale su cui il controllo è al massimo di tipo “politico”. In questo modo, se ci sono dei guai, sono del direttivo locale.
Se si inquadra così la cosa è più chiara, vero?
Il motivo per cui gli associati sono locali e bilanci nazionali è tutto qui: evitare l’illimitata responsabilità organizzativa e finanziaria per una rete che non si potrebbe controllare

Il rapporto con i soldi è sempre una cosa complessa, e su questo rapporto si esercitano un sacco di pregiudizi e luoghi comuni, che spesso ci impediscono di vedere i problemi veri.
Ma la realtà è di solito molto semplice, “i bisogni sono illimitati e le risorse sono per definizione scarse”, dice una legge che si trova tra la pagina uno e la pagina tre di qualunque manuale di economia o economia politica.
Le associazioni devono confrontarsi con questa legge, esattamente come facciamo tutti noi.
Forse non tutte lo fanno nel modo migliore, ma quanti di noi avrebbero dato anche solo un centesimo proprio alla lotta contro l’HIV se non fossero toccati personalmente?

venerdì 28 agosto 2009

Uno stronzo giustamente sputtanato.


E così Feltri, con la sua delicatezza ha sputtanato il direttore di Avvenire.
Bravo, bene, sette più!


Io sottoscrivo al 100% le parole di Franco Grillini.

Il signor Boffo del resto NON è un povero ragazzino vilipeso a scuola o un adulto licenziato perché omosessuale.
Il signor Boffo è il lautamente pagato direttore della corazzata mediatica dei vescovi italiani.
E da quella scrivania ha guidato per anni l’attacco a tutto ciò che ci rende liberi.
Oggi è stato sputtanato.
Perché condannato per molestie a sfondo sessuale, mica bello per il direttore di Avvenire.
E perché omosessuale, certo. Per me, ovviamente, non c’è nulla di male, ma per lui, se crede in ciò che scrive, sì.
E allora, le parole del Giornale ci stanno tutte.
L’ipocrita è Boffo, l’hanno beccato, ben gli sta.

giovedì 13 agosto 2009

Un barattolo, delle palline, dei sassi, della sabbia...

È possibile che questa lezione di filosofia non ci sia mai stata, che, come tanti miti e tante leggende, tragga spunto da una scintilla cresciuta sino ad acquistare questo corpo. Eppure, anche se forse non è mai esistita, è una lezione assolutamente reale. Buona lettura!

Un professore, prima di iniziare la sua lezione di filosofia, pose alcuni oggetti davanti a sé, sulla cattedra.

Senza dire nulla, quando la lezione iniziò, prese un grosso barattolo di maionese vuoto e lo riempì con delle palline da golf.
Domandò quindi ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di sì.

Allora, il professore rovesciò dentro il barattolo una scatola di sassolini, scuotendolo leggermente.
I sassolini occuparono gli spazi fra le palline da golf.
Domandò quindi, di nuovo, ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di sì.

Il professore, rovesciò dentro il barattolo una scatola di sabbia.
Naturalmente, la sabbia occupò tutti gli spazi liberi.
Egli domandò ancura una volta agli studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero con un sì unanime.

Il professore tirò fuori da sotto la cattedra due bicchieri di vino rosso e li rovesciò interamente dentro il barattolo, riempiendo tutto lo spazio fra i granelli di sabbia.
Gli studenti risero!

Ora”, disse il professore quando la risata finì, “vorrei che voi consideraste questo barattolo la vostra vita.
Le palline da golf sono le cose importanti; la vostra famiglia, i vostri figli, la vostra salute, i vostri amici e le cose che preferite; cose che se rimanessero dopo che tutto il resto fosse perduto riempirebbero comunque la vostra esistenza.
I sassolini sono le altre cose che contano, come il vostro lavoro, la vostra casa, l’automobile. La sabbia è tutto il resto, le piccole cose.
Se metteste nel barattolo per prima la sabbia”, continuò, “non resterebbe spazio per i sassolini e per le palline da golf. Lo stesso accade per la vita. Se usate tutto il vostro tempo e la vostra energia per le piccole cose, non vi potrete mai dedicare alle cose che per voi sono veramente importanti.
Curatevi delle cose che sono fondamentali per la vostra felicità. Giocate con i vostri figli, tenete sotto controllo la vostra salute. Portate il vostro partner a cena fuori. Giocate altre 18 buche! Fatevi un altro giro sugli sci! C’è sempre tempo per sistemare la casa e per buttare l’immondizia. Dedicatevi prima di tutto alle palline da golf, le cose che contano sul serio. Definite le vostre priorità, tutto il resto è solo sabbia”.

Una studentessa alzò la mano e chiese che cosa rappresentasse il vino.
Il professore sorrise.
“Sono contento che tu l’abbia chiesto. Serve solo a dimostrare che per quanto possa sembra piena la tua vita c’è sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico”.

venerdì 8 maggio 2009

Sto facendo la HAART, quali medicine posso prendere? quali non posso?

Parlando con la mia dottoressa, al tempo dell’avvio della HAART, rimasi abbastanza stupito della levità con la quale, in fondo, me la prescriveva, quasi non si trattasse di strane sostanze che agivano sui meccanismi più intimi della replicazione cellulare del nostro corpo…
Effettivamente, e curiosamente, i farmaci della HAART sono, nonostante la loro potenza dirompente, mediamente molto sicuri, con profili di tollerabilità e tossicità ben all’interno di quanto sia generalmente accettato per patologie meno gravi.
Nondimeno, sono dei farmaci. E, come tutti i farmaci, possono dare luogo a interazioni con altri farmaci e sostanze assunte per le più diverse ragioni.
Per questo, chi è in HAART dovrebbe verificare il proprio cassetto delle medicine, che spesso raccoglie un’eredità ben anteriore alla data di inizio della politerapia antiretrovirale, per accertarsi se tutte le pillole che riposano nel cassetto sono compatibili con la terapia.

Ci possono essere delle sorprese: ad esempio ho scoperto che mentre quasi tutte le droghe ricreazionali sono compatibili con il Sustiva (che sfiga, e io che non le uso!), solo la cetirizina (nomi commerciali Zirtec, Cerchio, Stamidix e Formistin) è “veramente” sicura per azzittire il naso quando questo impazzisce… insomma, saperle prima certe cose è meglio.

Per approfondire la materia, potete visitare il sito www.hiv-druginteractions.org, che offre diversi interessanti strumenti: dei PDF aggiornati mensilmente con le interazioni conosciute tra le classi di antiretrovirali e i farmaci più diffusi, uno strumento per generare dinamicamente tabelle di interazione tra i soli farmaci che vi interessano, addirittura dei programmini per il vostro smartphone. C’è anche una sezione dedicata ai farmaci contro l’influenza “A” (la “suina”, per intenderci).

Beh, buona lettura.

martedì 5 maggio 2009

Le meraviglie di ogni giorno

Il buon Carletto chiede cosa ci meravigli.  Io resto sempre meravigliato dalla teconologia. La tecnologia mi meraviglia e mi commuove ogni giorno, non solo per quello che fa, ma per come ci ha cambiati.

Viviamo quotidianamente in quella che fino a cento anni fa sarebbe stata considerata fantascienza, e diamo tutto per scontato.  Ad esempio sono affascinato dagli aerei, questi colossi di alluminio, palazzi di dieci piani che si alzano in volo appoggiandosi sull’aria (!).

Penso che io e la mia generazione abbiamo visto luoghi, fatto cose, possediamo informazioni e un potere di scelta che tutti i miei avi messi insieme non hanno mai avuto, e che prima del ventesimo secolo sarebbero stati follia per l’uomo più ricco e potente della terra.

Poi scendo sulla terra e vedo le piccole cose: ogni tanto qui a Milano vedo ad esempio persone che non possono più muoversi e che però girano per la città sulle loro carrozzine elettriche, e mi commuovo, perché quelle persone hanno ritrovato, grazie a uno strumento in fondo semplice, almeno una parte di quella libertà che un accidente della vita gli aveva tolto, e con quella libertà hanno ritrovato la dignità che invece è negata a chi non può fare più nulla da solo, e allora penso che domani altre macchine saranno ancora più efficienti e che un giorno i limiti dettati dalla miseria e fragilità dei nostri corpi potranno essere superati.

Quindi penso a me, e penso che già almeno un paio di volte la mia sopravvivenza è stata frutto della mia data di nascita, del fatto che la tecnologia ancora rozza di cui disponiamo mi ha salvato la vita… e che tutte le sere io e i miei “compagni di viaggio” apriamo un barattolo per scrivere un'altra riga di questo incredibile libro di fantascienza, che stiamo vivendo, del quale avremmo fatto volentieri a meno di essere protagonisti, ma che è, nella sua drammaticità, senz’altro affascinante.

martedì 3 marzo 2009

campagna anti-HIV: "il preservativo fa venire le rughe"

E' una campagna originale, che si lega a una massima probabilmente diffusa in tutte le culture, quella secondo cui la vecchiaia è una brutta malattia, ma l'alternativa è ben peggiore

In India devono essere della stessa opinione, sicché stampano degli avvertimenti surreali sui blister dei profilattici, come quello secondo cui "il condom fa venire le rughe". 
 

La spiegazione si trova scritta in piccolo: "Mese della consapevolezza contro l'AIDS. Vivete per celebrarlo anno dopo anno." 
Ecco, è la prova che si può fare comunicazione contro l'HIV senza evocare lacrime e sangue. 

L'ho trovato qui: 
http://www.sorelleditalia.net/2009/02/18/il-preservativo-fa-cadere-i-capelli

giovedì 26 febbraio 2009

Meglio non fare gli straordinari: provocano la demenza

Non so se sia junk science oppure se lo studio sia serio, l’ho stampato ma non l’ho ancora letto bene, però la rivista è - nel suo campo - seria, ed è indicizzata da PubMed...
Comunque, c’è questo studio, condotto su 2214 impiegati britannici, che mostrerebbe come i parametri di efficienza mentale declinano paurosamente in chi fa gli straordinariinsomma il lavoro forse nobilita, ma consuma il cervello
Una ragione di più per stare di meno in ufficio… devo ricordarmela.
http://aje.oxfordjournals.org/cgi/reprint/kwn382v1.pdf

Questo invece è l’articolo pubblicato da AGI:
Londra - Lo sostiene uno studio finlandese: lavorare per troppe ore puo' aumentare il rischio di declino mentale e portare alla demenza. La ricerca si e' basata sull'analisi di 2.214 dipendenti pubblici britannici di mezza eta' e ha scoperto che quelli che facevano gli straordinari in ufficio (lavorando piu' di 55 ore a settimana) avevano capacita' mentali ridotte rispetto a coloro che rispettavano l'orario standard. In particolare, il team finlandese, come riportato dall'American Journal of Epidemiology, ha scoperto che i funzionari che lavoravano di piu' avevano problemi con la memoria a breve termine e faticavano a ricordare le parole. La coordinatrice della ricerca, Marianna Virtanen del Finnish Institute of Occupational Health, ha commentato: "Non vanno sottovalutati gli effetti sulla salute del restare in ufficio oltre l'orario standard". Ma perche' lavorare a lungo danneggia il cervello? Gli studiosi non hanno una risposta certa, ma puntano il dito su alcuni fattori. Innanzitutto, chi resta troppo in ufficio, dorme male. Poi, e' piu' soggetto a depressione, con piu' probabilita' segue uno stile di vita poco sano e si stressa, il che danneggia il sistema cardiovascolare e, di rimando, il cervello. I dipendenti pubblici inglesi che hanno preso parte alla ricerca hanno effettuato cinque diversi test della loro funzionalita' mentale, la prima volta tra il 1997 e il 1999, la seconda tra il 2002 e il 2004. Quelli che lavoravano di piu' hanno ottenuto i punteggi piu' bassi ai test che misuravano la facolta' di ragionamento e la capacita' di richiamare alla mente le parole. Gli effetti erano cumulativi: piu' ore lavoravano, peggiori erano i risultati. I dipendenti che lavoravano di piu' con piu' probabilita' riferivano di dormire poco, di soffrire di depressione e di bere molto alcol. Il Professor Mika Kivimä, che ha lavorato allo studio, ha concluso: "Continueremo a indagare su questa relazione. E' importante capire se lavorare troppo abbia effetti duraturi sulla salute innescando problemi anche gravi come la demenza".
http://salute.agi.it/primapagina/notizie/200902251100-hpg-rsa0004-art.html

lunedì 9 febbraio 2009

Ora è libera

vivrà per sempre nel ricordo dei suoi genitori, libera dal dolore e dall'umiliazione di un'esistenza così lontana dalla vita. Non resta che pregare, per lei, per i suoi genitori, per noi.

giovedì 5 febbraio 2009

Liberiamo Eluana, scriviamo al Presidente Napolitano!

Io non sono sicuro di essere a favore dell'eutanasia, ma credo nella Libertà degli individui, e siccome alcuni tribunali hanno accertato che Eluana Englaro non avrebbe voluto una fine del genere, credo che si debbarispettare la sua volontà.
Ecco perché aderisco a questa catena, e posto qui l'appello: 

Se questa vergogna di decreto sarà presentata, solo il Presidente della Repubblica potrà fermarla. 
Scriviamo a Giorgio Napolitano, manifestiamogli la nostra posizione in difesa della libertà di Eluana Englaro.

https://servizi.quirinale.it/webmail/


Signor Presidente,
Le scrivo per chiederle di non controfirmare il decreto legge che sembra essere di prossima presentazione alla Sua attenzione in materia di disposizioni sulla fine vita.
La disposizione è evidentemente priva dei requisiti di necessità e urgenza previsti dall’articolo 77 della nostra Costituzione e contrasta con la definizione di legge come “provvedimento di carattere generale” che e incontrovertibilmente patrimonio della nostra cultura costituzionale.
Non può ignorarsi infine che tale provvedimento, se approvato, avrebbe come finalità quella di vanificare pronunce irrevocabili della Magistratura nei suoi più alti gradi di giudizio.
Chiedo a Lei, Signor Presidente, di non sottoscrivere un provvedimento che è palesemente dettato da esigenze di mera contingenza, rispetto al quale la Nazione è profondamente divisa e che rappresenterebbe un gravissimo precedente rispetto al diritto fondamentale di ogni persona di decidere della propria esistenza.
La ringrazio per l’attenzione.

mercoledì 7 gennaio 2009

Beh, la HAART è meglio dell’atomica…

Il 30 settembre avevo 342 CD4 e 395000 copie del virus.
Lo scorso 4 dicembre i CD4 erano diventati 391… e il virus è sotto le 60 copie/ml!, inutile dire che la mia dottoressa era molto di buon umore, e io pure.
I parametri sono tutti o normali o attesi, tranne i trigliceridi, un po’ sballati…

Le ho chiesto tra l’altro quale fosse il margine di sicurezza rispetto all’orario di somministrazione, e lei è stata abbastanza generosa, dice che un’oretta di anticipo o di ritardo, ma anche un po’ di più ci possono stare, dice che trattandosi di terapia in monosomministrazione giornaliera il problema è un po’ più grave che nelle terapie in cui la somministrazione avviene due volte al giorno, perché il rischio di scopertura è maggiore, però quell’elasticità c’è.

Infine, avevo una curiosità: “ma se il virus è esposto da quasi trent’anni alle terapie, com’è che si trovano ancora dei wild type senza resistenze ai farmaci?”, così glielo ho chiesto, e la dottoressa m’ha risposto che la trasmissione di virus “resistenti” appare in circa il 20-30% dei soggetti, anche se nel loro centro questa percentuale è molto più bassa… ho avuto “culo”.

martedì 6 gennaio 2009

Bieco pregiudizio

Io sono un po’ prevenuto verso un certo “tipo antropologico” che, purtroppo conosco da qualche decennio.

Arriva aggirandosi nella sala come se ce l’avesse solo lui/lei, e per di più d’oro.

Ti guarda con superiorità o con il ribrezzo che riserveremmo a una cacca di topo sul cuscino.

Quindi, quando apre bocca, ti dice, in maniera molto forbita, che sei una merda che si dovrebbe togliere di mezzo, che non hai capito un cazzo della vita, che solo uno stolto può non condividere il suo punto di vista e che non sei liberale se osi protestare.

Ora, siccome io sono liberale, ma mi girano facile, quando vedo entrare in una sala o in un sito questi figuri non ho esitazioni e apro il fuoco in anticipo.