venerdì 4 settembre 2009

Un articolo di Brennan e Siliciano: quanti sono i reservoir?

Negli scorsi giorni, sul forum, Leon ha proposto un articolo di Brennan et al. (Siliciano lo si cita solo perché è famoso, ma credo abbia contribuito veramente poco…) sulla determinazione dei reservoir dell’HIV.
L’articolo era veramente monumentale (11 pagine), sicché ci ho messo un bel po’ a tradurlo. grazie alla collaborazione di due colleghi di forum (Dora&Gexgex), la traduzione è stata messa in buon italiano e sono stati aggiunti un po’ di commenti utilissimi (non a me, che tanto non ci capirò nulla lo stesso).

Per farla breve: cosa dice l’articolone? Ecco un riassunto stringatissimo:

Il successo nel trattamento antiretrovirale ad alta attività (HAART) dell’HIV riduce il virus libero nel sangue a livelli non determinabili dai più sensibili test clinici. Nondimeno, l’HIV persiste come pro virus latente, all’interno dei CD4 memoria quiescenti e forse in altri tipi di cellule.

La prima affermazione degli autori è che i pro virus presenti nelle cellule CD4 circolanti attivate e quiescenti appartengono a una popolazione mista, ossia che i pro virus dei CD4 fanno parte della “stessa famiglia”. Purtroppo però, c’è una sorpresa: i dati dei test condotti sulla struttura genetica dei vari campioni suggeriscono che la viremia residua (il virus libero nel sangue) includa una o più popolazioni virali geneticamente distinte dai pro virus nelle cellule CD4 quiescenti.
Questo studio, come altri che l’hanno preceduto, ha alcuni problemi: innanzitutto i campioni di virus sono ottenuti in tempi diversi, il che non esclude che il virus stesso “ci inganni” con le sue mutazioni, inoltre questi campioni, complice l’efficacia della HAART, sono veramente ridotti, e quindi (per parlare da salumieri) danno troppo poco materiale su cui lavorare, e il rischio di errori è amplificato (un errore su cento è l’1%, un errore su uno è il 100%).
C’era solo un paziente (il “paziente 154”) per il quale la qualità e quantità di campioni era tale da consentire un’analisi “affidabile”, ossia aveva una buona quantità di virus attivo (cioè senza errori) per poterlo confrontare con il virus della viremia residua. E l’analisi ha mostrato che in questo paziente, il virus plasmatico era significativamente differente dal pro virus derivato dai CD4 sia attivati sia quiescenti.
Lo studio di questo paziente cioè indicherebbe che ci sono due popolazioni distinte di virus. Che la maggior parte del virus plasmatico possa essere derivato da alcune fonti cellulari ancora non identificate ha diverse importanti implicazioni cliniche rispetto alla gestione della HAART, al fallimento terapeutico, alla moltiplicazione della viremia associata all’interruzione del trattamento ed alle strategie tese all’eradicazione.
Numerosi laboratori stanno attivamente seguendo diverse strategie di eradicazione, la maggior parte delle quali comprende alcune attività di bersaglio e ripulitura dei reservoir latenti nei CD4 memoria quiescenti. Se la maggior parte della viremia residua nei pazienti trattati con la HAART provenisse da altri reservoir o compartimenti, come qui suggerito, allora, per essere efficaci, le strategie di eradicazione dovrebbero includere vie per bersagliare e ripulire anche questi altri reservoir.

La traduzione dell’articolo integrale è su Google Documenti: da cui si può anche scaricare il PDF.
Invece sul forum ci sono i commenti.

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